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Giorgio Agnisola



L'arte di Rossi mi sembra un'espressione in equilibrio tra geometria simbolica e sintesi iconografica: espressione,cioè,in cui l'uomo non è del tutto scomparso, ma sottinteso, come presenza invisibile e registrata al di là delle griglie di un'architettura composita.

Giuseppe Rossi lavora sul piano per dare il senso dello spazio. La stessa “trasparenza” delle sue opre, la possibilità, cioè, del suo possibile attraversamento e dello “sfondamento” a cui l'opera allude, se sovrapposta al muro bianco, paiono indicare la prospettiva tridimensionale come luogo di un ” passaggio”, di un orizzonte cui affacciarsi.

Non sono le leggi rigide della geometria ma è la libertà armonica della struttura che si palesa in modo diretto nella sua intensa rappresentazione.

Esiste in Rossi un flusso costante della ricerca,che appare serrata sul piano psicologico e formale,all'interno di variazioni anche minime, che determinano scelte visive che sembrano evidenti in una lettura a distanza e che in realtà corrispondono a successivi calibrati passaggi sorretti sempre da una lucidità intellettuale e da una intensa fase di progetto, oltre che da un autentico fiato inventivo.